Fagiolini e colite: proprietà, benefici, controindicazioni e consigli pratici
Chi soffre di colite – sia essa di tipo spastico, ulcerosa o associata a disbiosi intestinale – si trova spesso a domandarsi quali verdure siano davvero sicure da consumare. Tra i dubbi più frequenti c’è quello sui fagiolini: fanno bene o male all’intestino infiammato? Possono peggiorare il gonfiore o al contrario aiutare a lenire i sintomi?
In questo articolo, come naturopata specializzato in disturbi gastrointestinali, ti guiderò nel valutare se e come includere i fagiolini in una dieta per la colite, con attenzione alla digeribilità, alla modalità di preparazione e alla quantità consigliata.

Si possono mangiare i fagiolini in caso di colite?
La risposta è sì, i fagiolini si possono mangiare anche in caso di colite, ma a determinate condizioni. Si tratta infatti di una delle verdure più tollerabili per chi soffre di infiammazioni intestinali, poiché i fagiolini – pur appartenendo alla famiglia dei legumi – non sono legumi secchi, bensì ortaggi a baccello a basso contenuto proteico e ricchi di acqua, fibre solubili e micronutrienti.
A differenza di altri legumi come fagioli, ceci o lenticchie, i fagiolini:
- non fermentano facilmente nel colon
- sono poveri di amidi complessi e quindi meno impattanti sul microbiota disbiotico
- hanno una buccia più sottile e meno irritante per la mucosa intestinale
Tuttavia, non tutte le forme di colite sono uguali. Nei casi di colite spastica con forte meteorismo, colon irritabile o episodi acuti di diarrea, anche i fagiolini – seppur leggeri – potrebbero temporaneamente risultare poco tollerati. In queste situazioni è preferibile sospendere per qualche giorno le verdure fibrose, per poi reintrodurle in modo graduale quando l’intestino sarà meno reattivo.
In fase di stabilizzazione o remissione, i fagiolini rappresentano una scelta eccellente grazie alle loro:
- proprietà remineralizzanti e antinfiammatorie naturali
- capacità di stimolare dolcemente la peristalsi senza irritare
- azione benefica sulla mucosa grazie alla presenza di clorofilla, silicio, magnesio e vitamina C
In sintesi, possono essere inseriti in una dieta per la colite, ma devono essere scelti freschi, teneri, ben cotti e introdotti con gradualità, sempre ascoltando la risposta del proprio corpo.
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Effetti positivi e negativi dei fagiolini sulla colite
I fagiolini sono considerati tra le verdure più compatibili con l’intestino sensibile, ma come sempre, è importante capirne i pro e i contro specifici per chi soffre di colite.
BENEFICI PER CHI HA LA COLITE
- Contenuto moderato di fibre solubili
I fagiolini contengono fibre solubili che supportano un transito dolce e regolare, riducendo il rischio di stitichezza o diarrea improvvisa - Basso contenuto di FODMAP
Sono verdure classificate come a basso contenuto di FODMAP, il che li rende adatti anche a persone con colon irritabile o SIBO - Ricchezza di micronutrienti antinfiammatori
Vitamine A, C, K, acido folico e minerali come potassio, calcio e silicio favoriscono la riparazione mucosale e aiutano a combattere lo stress ossidativo - Azione diuretica e remineralizzante
Il contenuto in potassio e acqua li rende utili per eliminare liquidi e tossine, sostenendo il benessere intestinale e renale - Favoriscono la flora intestinale sana
Le fibre solubili e gli antiossidanti presenti nei fagiolini nutrono i batteri buoni, migliorando il microbiota e riducendo l’infiammazione intestinale
POSSIBILI EFFETTI NEGATIVI
- Fibre insolubili e irritazione
Sebbene in quantità moderate, le fibre insolubili possono irritare la mucosa già infiammata, causando crampi, gonfiore o diarrea in soggetti ipersensibili - Residuati di lectine se poco cotti
Se consumati semicrudi, possono contenere fasina e lectine, sostanze irritanti necessitanti una cottura prolungata per essere eliminate - Sensibilità individuale anche se bassi in FODMAP
Alcune persone con colon irritabile lamentano gonfiore e crampi anche dopo pochi fagiolini: dipende dal microbiota e dalla condizione funzionale intestinale - Rischio di allergie o interazioni
Sebbene rare, reazioni allergiche ai fagiolini possono manifestarsi con sintomi gastrointestinali e/o sistemici. Inoltre, l’elevato contenuto di vitamina K può interferire con anticoagulanti come il warfarin
In sintesi, i fagiolini offrono moltissimi benefici per chi affronta la colite, ma non sono privi di piccoli rischi, soprattutto se consumati crudi o in quantità elevate. La chiave è la cottura adeguata, l’ascolto dei sintomi e l’adattamento all’individuo.
Perché i fagiolini fanno bene o fanno male in caso di colite?
Il motivo per cui i fagiolini possono essere un alimento benefico o potenzialmente irritante per chi soffre di colite dipende da diversi fattori: la loro composizione nutrizionale, la modalità di preparazione, la quantità assunta e – soprattutto – lo stato attuale dell’intestino.
PERCHE’ I FAGIOLINI POSSONO FARE BENE IN CASO DI COLITE
- Sono ortaggi a basso impatto fermentativo
A differenza dei legumi secchi (come fagioli, lenticchie e ceci), i fagiolini non contengono alte concentrazioni di oligosaccaridi fermentabili (FODMAP). Questo li rende più digeribili e meno predisponenti a gonfiori o fermentazioni batteriche nel colon, tipiche in caso di disbiosi o intestino irritabile. - Fibra solubile e acqua: azione prebiotica dolce
I fagiolini apportano una fibra delicata, prevalentemente solubile, che aiuta ad ammorbidire le feci e favorisce la crescita di batteri intestinali buoni (come i Bifidobatteri). Questa azione è utile per nutrire il microbiota e lenire gradualmente la mucosa intestinale infiammata, senza aggredirla. - Ricchezza di composti antinfiammatori naturali
Contengono clorofilla, flavonoidi, vitamina C e silicio, sostanze che svolgono un’azione lenitiva, riparativa e antiossidante sull’epitelio intestinale. Questo contribuisce a calmare l’infiammazione nei casi di colite cronica o post-infettiva. - Basso apporto calorico e glicemico
I fagiolini aiutano a mantenere stabile il livello glicemico senza sovraccaricare il metabolismo digestivo, favorendo un ambiente intestinale più equilibrato e meno reattivo.
PERCHE’ I FAGIOLINI POSSONO FARE MALE IN CASO DI COLITE
- Presenza di fibre insolubili (se non ben cotti)
Quando i fagiolini sono consumati al dente o insufficientemente cotti, possono mantenere una quantità di fibre insolubili che aumentano la peristalsi e, in caso di mucosa irritata, provocare spasmi, dolori e diarrea. - Lectine e inibitori enzimatici residui
Come altri vegetali della famiglia delle leguminose, i fagiolini crudi possono contenere fasina e altre lectine, composti naturali che, se non inattivati dalla cottura, possono interferire con la digestione e aumentare la permeabilità intestinale. - Sensibilità individuale e fase infiammatoria attiva
Alcuni soggetti con colite spastica, SIBO o intestino iper-reattivo possono reagire anche a verdure considerate leggere. Nei momenti di acuzie o disbiosi marcata, anche i fagiolini – seppur delicati – possono causare gonfiore, tensione addominale o scariche. - Porzioni eccessive o associazioni sbagliate
Consumare grandi quantità di fagiolini in un solo pasto, o associarli a cereali integrali, legumi o cibi fermentabili, può aumentare la carica osmotica e il lavoro digestivo, generando fastidi anche in chi generalmente li tollera bene.
IN SINTESI
I fagiolini fanno bene alla colite quando ben cotti, consumati in piccole dosi e inseriti in un contesto alimentare antinfiammatorio. Fanno male se mal preparati, consumati crudi o in fasi di infiammazione acuta. La chiave sta nella personalizzazione: ogni intestino ha la sua storia, e la tolleranza dipende anche da altri fattori come la presenza di disbiosi, SIBO, permeabilità intestinale, stress o iperacidità. In un percorso naturopatico ben strutturato, i fagiolini possono diventare un alleato prezioso per riequilibrare la funzione intestinale e favorire la guarigione del colon.
Quantità raccomandata e frequenza di consumo
In presenza di colite – che sia spastica, ulcerosa o associata a disbiosi intestinale – la quantità di fagiolini da consumare deve essere adattata con attenzione alla tolleranza individuale e alla fase del disturbo.
Per la maggior parte delle persone con colite, la quantità consigliata di fagiolini cotti varia tra i 100 e i 150 grammi a porzione, pari a circa una tazza abbondante. È preferibile consumarli non più di 2-3 volte a settimana, alternandoli con altre verdure ben tollerate.
Questa frequenza permette di:
- evitare un eccesso di fibra anche se “buona”
- osservare la risposta intestinale nel tempo
- mantenere varietà nella dieta, elemento fondamentale per sostenere un microbiota sano
In fase acuta o riacutizzazione della colite
- Ridurre la porzione a 2-4 cucchiai di fagiolini cotti ben frullati o passati
- Inserirli solo 1 volta a settimana o ogni 10 giorni
- Monitorare attentamente l’effetto sul gonfiore, sul dolore e sulla regolarità intestinale
In fase di remissione o intestino più stabile
- Aumentare progressivamente fino a 120–150 g di prodotto cotto per porzione
- Consumarli 2–3 volte a settimana, preferibilmente a pranzo
- Assumerli sempre come componente di un pasto bilanciato, evitando l’assunzione a stomaco vuoto o in abbinamento a cibi pesanti
Regola del “poco ma spesso”
Nel contesto di una dieta naturopatica per la colite, può essere utile applicare la regola del poco ma spesso: invece di assumere grandi porzioni di fagiolini in una sola volta, è preferibile suddividerli in piccole dosi nel corso della settimana, osservando l’effetto sull’intestino dopo ogni pasto.
Consiglio da naturopata
Il modo in cui il corpo risponde a un alimento dipende anche dalla quantità, dal momento della giornata e da come è combinato con gli altri cibi. Anche un vegetale ben tollerato come il fagiolino, se assunto in eccesso o in condizioni di stress digestivo, può diventare irritante. Per questo consiglio ai miei clienti di introdurre i fagiolini con gradualità, in un momento di relativa stabilità intestinale, iniziando con porzioni ridotte, preferibilmente all’interno di minestre o piatti unici con riso bianco, carote o pesce bianco.
Metodi di preparazione consigliati
Quando si soffre di colite, la modalità di cottura e preparazione degli alimenti è fondamentale tanto quanto la loro qualità. I fagiolini, se trattati nel modo corretto, possono rivelarsi una verdura sicura, leggera e lenitiva per l’intestino infiammato. Tuttavia, se mal preparati, possono diventare difficili da digerire o addirittura irritanti.
Ecco i metodi consigliati per preparare i fagiolini in modo adatto a chi ha colite, intestino irritabile o colon spastico.
LESSATURA PROLUNGATA
La lessatura in acqua bollente per almeno 15–20 minuti è uno dei metodi più sicuri. Rende i fagiolini più morbidi, digeribili e privi di composti irritanti (come lectine o saponine).
- Aggiungi un pizzico di bicarbonato durante la cottura per migliorarne la tenerezza e ridurre eventuali gas intestinali.
- Al termine, scolali bene e condiscili solo dopo che si sono intiepiditi, per evitare la produzione di vapore che può alterare l’olio.
COTTURA A VAPORE DELICATA
La cottura a vapore è ideale per preservare le vitamine termolabili come la vitamina C, senza appesantire il tratto digestivo. Tuttavia, per essere ben tollerati in caso di colite, i fagiolini devono essere cotti più a lungo del normale: circa 20 minuti, fino a quando risultano molto morbidi al tatto.

FRULLATI O PASSATI
Un’ottima alternativa, soprattutto nelle fasi più delicate della colite, è frullare i fagiolini lessati insieme a carote o patate per ottenere una vellutata lenitiva, facilmente assimilabile e priva di residui fibrosi.
Consigliata l’aggiunta di un filo d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di curcuma, entrambi utili per l’azione antinfiammatoria e riparativa.
METODI DA EVITARE
Chi soffre di colite dovrebbe evitare alcune modalità di preparazione, anche se salutari in altri contesti:
- Crudi o al dente: contengono lectine e fibre insolubili non inattivate dalla cottura
- Saltati in padella con aglio, cipolla o spezie forti: rischiano di stimolare eccessivamente il colon
- Alla griglia o al forno seccati: rendono la buccia più dura e fibrosa, peggiorando la tollerabilità
CONSIGLI EXTRA
- Privare i fagiolini del filo laterale prima della cottura: questa piccola accortezza elimina la parte più fibrosa e difficile da digerire.
- Tagliarli a pezzetti piccoli prima di cuocerli, per facilitare la masticazione e migliorare la digestione.
- Non usare limone o aceto a crudo come condimento: meglio evitare l’acidità diretta su una mucosa già irritata.
IL MIO CONSIGLIO
Ricorda: la cottura dolce e prolungata è un vero atto terapeutico per l’intestino. Spesso basta modificare il metodo di preparazione per trasformare un alimento “borderline” in un alleato prezioso per il benessere del colon. Nei miei percorsi personalizzati, insegno come usare il cibo come strumento di riequilibrio, partendo proprio da verdure funzionali come i fagiolini, che possono lenire, rafforzare e riparare la mucosa intestinale se ben inseriti nella dieta quotidiana.
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Precauzioni specifiche nel consumo di fagiolini in caso di colite
Sebbene i fagiolini siano tra le verdure più tollerate in presenza di disturbi intestinali, è fondamentale adottare alcune precauzioni specifiche per evitare effetti negativi in chi soffre di colite, intestino irritabile, SIBO o disbiosi intestinale. L’intestino infiammato è estremamente sensibile, e anche un alimento potenzialmente benefico può diventare problematico se introdotto in modo scorretto.
Ecco le principali attenzioni da considerare prima di inserire i fagiolini nella dieta:
1. Evita fagiolini crudi o semicrudi
I fagiolini crudi contengono lectine (in particolare fasina), inibitori enzimatici e fibre insolubili non inattivate. Questi composti possono:
- aumentare la permeabilità intestinale
- scatenare reazioni immunitarie locali
- accentuare gonfiore, coliche e diarrea
La cottura completa è fondamentale: preferisci bollitura prolungata o cottura a vapore ben eseguita per almeno 15–20 minuti.
2. Evita fagiolini troppo fibrosi o vecchi
I fagiolini più maturi o mal conservati tendono ad avere:
- una buccia più spessa e coriacea
- maggiori concentrazioni di cellulosa e lignina
Queste fibre insolubili possono irritare la mucosa del colon, stimolare in modo eccessivo la peristalsi e creare residui fecali più difficili da espellere, soprattutto nei soggetti con stipsi alternata a diarrea.
3. Attenzione alle quantità
Anche se ben cotti, un consumo eccessivo di fagiolini in un singolo pasto può sovraccaricare l’intestino, generando:
- fermentazioni lievi o moderate
- tensione addominale post-prandiale
- crampi intestinali
Inizia sempre con piccole dosi (30–50 g cotti), e aumenta gradualmente solo se non si manifestano sintomi. È consigliabile non superare 150 g per porzione, e limitarne l’assunzione a 2–3 volte a settimana.
4. Cautela in caso di disbiosi fermentativa o SIBO
In presenza di sovracrescita batterica intestinale (SIBO), anche i fagiolini – sebbene a basso contenuto di FODMAP – possono causare gonfiore e disagio intestinale. In questi casi:
- testare la tolleranza individuale con porzioni minime
- monitorare la risposta dopo 6–8 ore dal consumo
- evitare l’associazione con altri alimenti fermentabili (es. cipolla, aglio, legumi, frutta)
5. Sensibilità individuale e reattività personale
Ogni organismo reagisce in modo diverso. In alcune persone i fagiolini, pur cotti correttamente, possono generare:
- reazioni pseudo-allergiche (prurito, gonfiore, fastidio gastrico)
- alterazioni della motilità intestinale
- sensazioni di freddo addominale o congestione viscerale nei soggetti più sensibili
In questi casi è bene sospendere temporaneamente il consumo e rivalutare l’inserimento a distanza, eventualmente con l’aiuto di un naturopata esperto in alimentazione funzionale per l’intestino.
6. Non consumarli a stomaco vuoto
Nel contesto della colite o del colon irritabile, è buona norma evitare di consumare i fagiolini (o altre verdure fibrose) a digiuno, perché:
- possono stimolare eccessivamente le pareti intestinali
- aumentano il rischio di spasmi o crampi, specialmente se l’intestino è reattivo
È preferibile inserirli in pasti completi, insieme a carboidrati leggeri (come riso bianco) o proteine facilmente digeribili (come pesce magro o pollo bollito).
Ascoltare il corpo è essenziale: anche un alimento apparentemente “innocuo” come i fagiolini può creare fastidi se consumato senza valutare il momento giusto, la modalità di cottura e la propria condizione intestinale attuale. Ogni fase del percorso di guarigione intestinale richiede adattamenti, e non esistono verdure “buone per tutti” in assoluto. Se stai affrontando un percorso di riequilibrio intestinale, valuta sempre la tolleranza con gradualità e, se possibile, inserisci i fagiolini all’interno di un piano alimentare personalizzato, costruito in base al tuo biotipo, ai sintomi attivi e alla tua capacità digestiva.
Alternative simili ma più adatte
I fagiolini, se ben cotti e introdotti con gradualità, sono spesso ben tollerati in caso di colite. Tuttavia, in alcune fasi di maggiore sensibilità intestinale – come durante le riacutizzazioni, dopo una gastroenterite o in presenza di SIBO e iperpermeabilità intestinale – è opportuno valutare alternative più leggere, digeribili e meno fibrose, che non stimolino eccessivamente la motilità del colon.
Di seguito, una selezione di verdure e ortaggi alternativi ai fagiolini, simili per composizione o sapore, ma spesso meglio tollerati in soggetti con intestino reattivo.
ZUCCHINE (sbucciate e ben cotte)
Le zucchine sono tra gli ortaggi più indicati per la colite:
- ricche di acqua e fibre solubili
- azione emolliente sulla mucosa intestinale
- basso contenuto di FODMAP
Sono ottime lessate, al vapore o in crema vellutata, e ben si abbinano a cereali leggeri come riso bianco o miglio.
CAROTE (bollite o al vapore)
Le carote cotte hanno un potere assorbente, protettivo e riequilibrante sul colon infiammato:
- ricche di pectina e antiossidanti
- aiutano a regolarizzare le feci (sia in caso di diarrea che di stipsi)
- apportano beta-carotene e vitamine utili alla rigenerazione mucosale
Possono essere utilizzate in zuppe, passati o puree, anche in combinazione con piccole quantità di fagiolini frullati.
PATATE (non fritte, né con la buccia)
Le patate lesse o al vapore, consumate tiepide e schiacciate, sono ben tollerate da quasi tutti i soggetti con colite:
- forniscono amidi facilmente digeribili
- hanno azione calmante e “sfiammante” sulle pareti del colon
- favoriscono una buona consistenza fecale
Meglio evitare le varietà novelle con buccia sottile, che possono contenere più antinutrienti.
FINOCCHI COTTI
I finocchi rappresentano un’alternativa ideale, soprattutto per chi soffre di gonfiore addominale e meteorismo:
- proprietà carminative naturali
- favoriscono la digestione e rilassano la muscolatura intestinale
- adatti anche in caso di colite associata a ansia o stress
Cotti al vapore o in tegame con un filo d’olio extravergine d’oliva sono estremamente delicati e benefici.

ZUCCA GIALLA
La zucca è un altro ortaggio ottimo per l’intestino irritabile:
- molto digeribile
- apporta betacarotene, vitamina C e fibre dolci
- favorisce la regolarità senza infiammare
Può essere proposta come alternativa dolce e cremosa ai fagiolini nelle stagioni autunnali e invernali.
Quando preferire le alternative ai fagiolini?
Sostituire i fagiolini con verdure più delicate può essere utile:
- in caso di diarrea attiva o dolori crampiformi
- durante la fase iniziale di un protocollo naturopatico di disinfiammazione intestinale
- in soggetti convalescenti o debilitati, che hanno bisogno di alimenti “morbidi” e rigeneranti
Una strategia efficace consiste nell’inserire le alternative più tollerabili (es. carota o zucchina) in associazione a piccole dosi di fagiolino ben cotto, in modo da testarne gradualmente la tolleranza e mantenere la varietà. In caso di colite, l’obiettivo non è solo evitare ciò che irrita, ma anche scegliere ciò che ripara. Per questo motivo le alternative ai fagiolini devono essere funzionali, non solo “neutre”.
Inserire ortaggi lenitivi, remineralizzanti e regolatori del transito intestinale aiuta il corpo a riequilibrare l’ambiente digestivo, calmare la reattività e ricostruire la salute del colon giorno dopo giorno.
Modi migliori per includerli nella dieta in caso di colite
Includere i fagiolini nella dieta di chi soffre di colite richiede attenzione e strategia. Non basta sapere che “fanno bene” o che “sono leggeri”: occorre capire come, quando e con cosa abbinarli per renderli davvero funzionali al benessere intestinale.
Ecco i modi più efficaci e sicuri per integrare i fagiolini nella dieta, in base alla fase della colite e alla tolleranza individuale.
In fase di riacutizzazione: piccole dosi e consistenza morbida
Durante i momenti di colite attiva, i fagiolini possono essere consumati in forma frullata o passata, abbinati ad alimenti blandamente protettivi.
Esempio:
- Vellutata di fagiolini e carote, con un filo d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di curcuma
- Crema di riso con fagiolini lessati frullati, ottima come piatto serale delicato
Questo tipo di preparazione:
- elimina quasi totalmente la fibra insolubile
- migliora l’assorbimento dei micronutrienti
- permette una reintroduzione graduale e ben tollerata
In fase di stabilizzazione: porzioni moderate come contorno
Quando l’infiammazione è sotto controllo, i fagiolini possono essere inseriti come contorno leggero e ben cotto, accompagnati da:
- carni bianche o pesce magro, per un pasto bilanciato
- riso bianco, miglio o patate, per completare il piatto senza appesantire
Esempio:
- Fagiolini al vapore con filetto di merluzzo e riso basmati
- Patate lesse con fagiolini bolliti e olio EVO a crudo
Preferisci sempre la cottura al vapore o in acqua, evitando soffritti, spezie forti e condimenti aggressivi.
In preparazioni uniche e complete
Un’altra modalità consigliata è quella di integrare i fagiolini in piatti unici e completi, dove la loro azione lenitiva si unisce ad altri ingredienti compatibili con l’intestino sensibile.
Esempio:
- Riso bianco con crema di fagiolini e carote, condito con ghee o olio di riso
- Polpettine morbide di pollo e fagiolini lessati, cotte al vapore o al forno a bassa temperatura
Questi piatti forniscono:
- nutrienti facilmente digeribili
- fibre solubili utili alla regolarità
- supporto alla riparazione della mucosa intestinale
Come base per pasti serali leggeri
I fagiolini possono diventare una base perfetta per cene leggere, particolarmente indicate per chi soffre di colite con distensione addominale serale o sonno disturbato da fermentazioni.
Esempio:
- Piatto tiepido con fagiolini lessati, zucchine cotte e una piccola porzione di pesce bianco
- Insalata tiepida di riso con fagiolini cotti e dadini di zucca, condita con olio EVO e basilico fresco
Evita però di consumarli in grandi quantità o insieme ad alimenti fermentabili (come legumi, cavoli, cipolle o frutta cruda).
Il segreto per trarre beneficio dai fagiolini in caso di colite sta nella modulazione dell’introduzione alimentare: partire da piccole dosi ben cotte, osservare la risposta del corpo, e aumentare gradualmente.
Personalmente consiglio di abbinarli a cibi “calmanti” come patate, carote o cereali raffinati ben cotti, e di inserirli inizialmente a pranzo, momento in cui l’intestino è più attivo e pronto alla digestione.
CONCLUSIONE
I fagiolini possono essere inclusi con successo nella dieta di chi soffre di colite, ma vanno trattati con attenzione: cottura adeguata, quantità controllate e ascolto del proprio corpo sono i pilastri fondamentali. La loro composizione delicata, ricca di antiossidanti e fibre solubili, li rende una delle verdure più promettenti per l’intestino infiammato – purché introdotti nel momento giusto e nel modo giusto.
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Fonti e Bibliografia
- Dietary fiber and prebiotics and the gastrointestinal microbiota
- Legume consumption and colorectal adenoma risk
- The Role of Diet in the Pathogenesis and Management of Inflammatory Bowel Disease
- Dietary Patterns and Risk of Inflammatory Bowel Disease in Europe
- Beneficial effects of legumes in gut health



