Salmone, Colite e Colon Irritabile: Benefici, Rischi e Consigli per Consumarlo in Sicurezza

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Salmone, Colite e Colon Irritabile: Benefici, Rischi e Consigli per Consumarlo in Sicurezza

Scopriamo se il salmone può essere un valido alleato o un potenziale problema per chi soffre di colite e sindrome del colon irritabile

Il salmone rappresenta uno dei pesci più apprezzati e nutrienti nella dieta occidentale, celebrato per il suo elevato contenuto di omega-3 e proteine di alta qualità. Tuttavia, per chi convive con disturbi intestinali come colite o sindrome del colon irritabile, questo alimento solleva interrogativi importanti sulla sua compatibilità con un intestino sensibile. Da un lato, gli acidi grassi essenziali del salmone potrebbero offrire benefici antinfiammatori significativi; dall’altro, alcune caratteristiche di questo pesce richiedono particolare attenzione. In questo articolo analizzeremo approfonditamente il rapporto tra salmone e salute intestinale, basandoci su evidenze scientifiche e l’esperienza clinica del Dott. Lombardi. Scopriremo insieme quando e come consumare il salmone in sicurezza, quali tipologie preferire e quali precauzioni adottare per non compromettere l’equilibrio del vostro intestino infiammato, fornendo una guida pratica per chi desidera beneficiare delle proprietà nutritive di questo pesce senza rischi per la propria salute digestiva

Salmone e problemi intestinali: quando questo pesce può essere consumato con disturbi digestivi

Il salmone occupa una posizione particolare nell’alimentazione di chi soffre di colite o sindrome del colon irritabile, rappresentando un alimento dal potenziale terapeutico elevato ma che richiede valutazioni attente. Come pesce ricco di grassi benefici e predatore di medie-grandi dimensioni, il salmone presenta caratteristiche uniche che lo distinguono da altri prodotti ittici, con implicazioni specifiche per la salute intestinale.

Per chi convive quotidianamente con un intestino infiammato, la decisione di includere il salmone nella propria dieta non è mai semplice. Da un lato, questo pesce offre acidi grassi omega-3 EPA e DHA con comprovate proprietà antinfiammatorie, proteine complete facilmente assimilabili e antiossidanti naturali come l’astaxantina; dall’altro, presenta potenziali criticità legate alla possibile contaminazione da metalli pesanti, all’elevato contenuto lipidico che può rallentare la digestione e al rischio di reazioni pro-infiammatorie se consumato affumicato o crudo.

Nei paragrafi successivi esploreremo nel dettaglio questo rapporto complesso, analizzando come le diverse tipologie di salmone (selvaggio, d’allevamento, affumicato) interagiscono con l’ecosistema intestinale e quali strategie adottare per ottimizzare i benefici riducendo al minimo i rischi. Particolare attenzione sarà dedicata alle modalità di cottura, alla frequenza di consumo e alle alternative più sicure durante le fasi acute di infiammazione intestinale.

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Salmone e Intestino: Benefici e Rischi per la Salute Digestiva

Il salmone rappresenta un alimento dalle proprietà nutrizionali eccezionali che stabilisce un rapporto articolato con il nostro apparato digestivo. Come pesce grasso ricco di acidi grassi polinsaturi, presenta un profilo lipidico unico dominato dagli omega-3 EPA e DHA, sostanze che lo rendono particolarmente interessante per la modulazione dell’infiammazione intestinale.

Dal punto di vista dei benefici per l’intestino, il salmone si distingue principalmente per l’elevatissimo contenuto di acidi grassi omega-3, in particolare EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico). Questi lipidi bioattivi competono con gli acidi grassi omega-6 nel metabolismo dell’acido arachidonico, riducendo significativamente la produzione di prostaglandine e leucotrieni pro-infiammatori. Gli omega-3 del salmone inibiscono l’attivazione dei linfociti T e diminuiscono la produzione di citochine infiammatorie come IL-6, TNF-α e IL-1β, molecole spesso elevate nelle patologie intestinali croniche.

Il salmone fornisce anche proteine complete con tutti gli aminoacidi essenziali in proporzioni ottimali, particolarmente utili per la rigenerazione della mucosa intestinale danneggiata dall’infiammazione. L’astaxantina, il carotenoide che conferisce al salmone il caratteristico colore rosa, agisce come potente antiossidante neutralizzando i radicali liberi e riducendo lo stress ossidativo che gioca un ruolo chiave nella progressione dell’infiammazione intestinale. Inoltre, il salmone è ricco di vitamina D con proprietà immunomodulanti, vitamine del gruppo B essenziali per la riparazione cellulare e selenio e zinco che sostengono la funzione antiossidante.

Tuttavia, non possiamo ignorare i potenziali rischi associati al consumo di salmone. Il salmone d’allevamento non certificato può contenere metalli pesanti, diossine e PCB (policlorobifenili) che sono pro-ossidanti e possono attivare la risposta immunitaria intestinale, peggiorando l’infiammazione. L’elevato contenuto di grassi, pur essendo di qualità, può risultare problematico in soggetti con digestione rallentata, colite spastica o SIBO, rallentando lo svuotamento gastrico e stimolando eccessivamente la secrezione biliare.

Il salmone affumicato o crudo presenta rischi aggiuntivi: può contenere ammine biogene come l’istamina, problematiche per chi ha intolleranza all’istamina, e sostanze ossidate derivanti dalla lavorazione che sono potenzialmente infiammatorie per l’intestino. Alcuni pazienti con colite possono inoltre presentare reattività crociata a proteine del pesce, anche in assenza di allergia conclamata.

Colite e salmone: si può mangiare o è meglio evitarlo?

La colite è una condizione infiammatoria del colon caratterizzata da dolore addominale, alterazioni dell’alvo, gonfiore e, nei casi più severi, presenza di muco o sangue nelle feci. In questo contesto patologico, l’introduzione del salmone nella dieta richiede un approccio bilanciato che consideri attentamente sia i significativi benefici nutrizionali che i potenziali rischi per la mucosa intestinale già compromessa.

Il rapporto tra salmone e colite è caratterizzato da un potenziale terapeutico importante: questo alimento può fungere da supporto antinfiammatorio naturale o, in determinate circostanze, da fattore aggravante. La risposta alla domanda “posso consumarlo?” dipende da fattori cruciali come la qualità del salmone, la fase della malattia, le modalità di preparazione e la sensibilità individuale.

Benefici per chi soffre di colite:

  • Potente azione antinfiammatoria degli omega-3: Il salmone è una delle fonti alimentari più ricche di EPA e DHA, che competono con gli acidi grassi omega-6 nel metabolismo dell’acido arachidonico, riducendo drasticamente la produzione di mediatori infiammatori. Questi omega-3 diminuiscono l’attivazione del fattore NF-kB e riducono significativamente i livelli di IL-6, TNF-α e IL-1β, citochine spesso elevate nella colite attiva.
  • Supporto alla rigenerazione della mucosa intestinale: Le proteine complete del salmone forniscono tutti gli aminoacidi essenziali necessari per la sintesi proteica cellulare e la riparazione dei tessuti danneggiati. Questo è particolarmente importante nella colite cronica, dove la mucosa intestinale subisce continui danni che richiedono un costante rinnovamento cellulare.
  • Protezione antiossidante dell’astaxantina: L’astaxantina presente nel salmone è un carotenoide con capacità antiossidante superiore alla vitamina E, che protegge la mucosa intestinale dallo stress ossidativo cronico tipico delle malattie infiammatorie intestinali. Questo composto riduce la perossidazione lipidica e preserva l’integrità delle membrane cellulari intestinali.
  • Modulazione del microbiota intestinale: Gli omega-3 del salmone favoriscono la crescita di batteri benefici come Lactobacillus e Bifidobacterium, che producono acidi grassi a catena corta con proprietà antinfiammatorie. Una dieta ricca in omega-3 è associata a una maggiore produzione di butirrato, che nutre i colonociti e ripara la mucosa intestinale.

Potenziali rischi e controindicazioni:

  • Contaminazione da inquinanti ambientali: Il salmone d’allevamento non certificato può contenere mercurio, diossine e PCB che sono sostanze pro-ossidanti capaci di aumentare lo stress ossidativo e attivare la risposta immunitaria intestinale. Questi contaminanti possono interferire con la funzione mitocondriale dei colonociti e aumentare la permeabilità intestinale, aggravando la leaky gut già presente nella colite.
  • Sovraccarico lipidico e rallentamento digestivo: L’elevato contenuto di grassi del salmone, pur essendo di qualità, può risultare problematico in soggetti con digestione rallentata o colite spastica. L’eccesso di lipidi può rallentare lo svuotamento gastrico, stimolare eccessivamente la secrezione biliare e pancreatica, irritando ulteriormente l’intestino già infiammato.
  • Rischi del salmone trasformato: Il salmone affumicato o marinato può contenere ammine biogene come l’istamina, particolarmente problematiche per chi ha intolleranza all’istamina o colite istamino-correlata. Le sostanze ossidate derivanti dalla lavorazione, come gli idrocarburi policiclici aromatici (PAH), sono potenzialmente infiammatori per la mucosa intestinale.
  • Reattività immunologica individuale: Alcuni pazienti con colite possono presentare ipersensibilità alimentare alle proteine del salmone (come la parvalbumina), anche in assenza di allergia conclamata. Questa reattività può manifestarsi con peggioramento dei sintomi intestinali e aumento dell’infiammazione locale.

Sindrome del colon irritabile: il salmone aiuta o può creare problemi?

La Sindrome del Colon Irritabile (IBS) è un disturbo funzionale caratterizzato da dolore addominale ricorrente, alterazioni della motilità intestinale e ipersensibilità viscerale, senza evidenti alterazioni strutturali della mucosa. A differenza della colite, che presenta infiammazione tissutale, l’IBS coinvolge principalmente l’asse intestino-cervello e alterazioni della funzione neuro-motoria intestinale. In questo contesto, il salmone può assumere ruoli diversi a seconda del sottotipo di IBS e delle caratteristiche individuali del paziente.

Il concetto di modulazione alimentare è fondamentale nella gestione dell’IBS, dove specifici nutrienti possono influenzare positivamente o negativamente la sensibilità viscerale e la motilità intestinale. Il salmone, essendo ricco di grassi omega-3 ma privo di FODMAP fermentabili, presenta teoricamente un profilo favorevole per l’IBS, ma alcune caratteristiche richiedono valutazione atttnta.

Potenziali benefici del salmone per l’IBS:

  • Per IBS-C (a predominanza di stitichezza): Gli omega-3 del salmone possono migliorare la motilità intestinale attraverso la modulazione delle prostaglandine che regolano le contrazioni della muscolatura liscia. L’olio naturalmente presente nel salmone esercita un blando effetto lubrificante che può facilitare il transito intestinale senza provocare crampi spasmodici.
  • Per tutti i sottotipi di IBS: Le proteine complete del salmone forniscono triptofano, precursore della serotonina intestinale, neurotrasmettitore cruciale nella regolazione della motilità e della sensibilità viscerale. Un adeguato apporto di triptofano può contribuire a normalizzare la comunicazione neuro-intestinale spesso alterata nell’IBS, riducendo l’ipersensibilità ai stimoli.
  • Per IBS con infiammazione di basso grado: Gli omega-3 del salmone riducono l’infiammazione subclinica spesso presente nell’IBS, modulando la produzione di citochine pro-infiammatorie e migliorando l’integrità della barriera intestinale. Questo effetto può ridurre la sensibilità viscerale e migliorare la qualità di vita.
  • Per IBS con disbiosi associata: Gli omega-3 promuovono la crescita di batteri produttori di butirrato come Faecalibacterium prausnitzii, che rinforzano la barriera epiteliale e riducono la permeabilità intestinale spesso aumentata nell’IBS. Un microbiota più equilibrato può ridurre significativamente i sintomi di gonfiore e dolore.

Possibili rischi e controindicazioni per l’IBS:

  • Per IBS-D (a predominanza di diarrea): L’elevato contenuto lipidico del salmone può accelerare il transito intestinale attraverso la stimolazione della motilità propulsiva e l’aumento della secrezione biliare. In soggetti con IBS-D, questo può aggravare la diarrea e i crampi, specialmente se il salmone è consumato in porzioni eccessive o con modalità di cottura che concentrano i grassi.
  • Per IBS con sensibilità all’istamina: Il salmone conservato o non perfettamente fresco può contenere livelli elevati di istamina che, in soggetti con deficit di diaminossidasi spesso associato all’IBS, può provocare sintomi gastrointestinali acuti: crampi, gonfiore, diarrea e nausea. La reazione può manifestarsi entro 30-90 minuti dal consumo.
  • Per IBS con ipersensibilità ai grassi: Alcuni pazienti con IBS presentano ipersensibilità ai lipidi che può scatenare contrazioni intestinali dolorose e sensazione di pesantezza addominale. Il salmone, essendo naturalmente ricco di grassi, può provocare questi sintomi anche quando consumato in quantità moderate, specialmente se abbinato ad altri alimenti lipidici.
  • Per IBS con SIBO associata: Sebbene il salmone sia teoricaante sicuro per la SIBO, i grassi concentrati possono rallentare il transito intestinale e favorire il ristagno batterico nell’intestino tenue. In presenza di sovracrescita batterica, questo può aggravare i sintomi di gonfiore e meteorismo tipici della condizione.

È fondamentale sottolineare che la tolleranza individuale al salmone può variare significativamente anche nello stesso paziente, influenzata da fattori come stress, ciclo ormonale e stagionalità, tutti elementi noti per modulare la sensibilità intestinale nell’IBS.

Come consumare salmone in sicurezza con colite o IBS: i consigli del Dott. Lombardi

Salve, sono il Dott. Lombardi. Nella mia esperienza ventennale come naturopata specializzato in disturbi intestinali, ho potuto osservare come il salmone possa rappresentare un prezioso alleato nutrizionale per chi soffre di colite o sindrome del colon irritabile, a condizione di rispettare alcune regole fondamentali. Oggi condivido con voi le strategie che hanno aiutato molti dei miei pazienti a beneficiare delle proprietà di questo pesce senza compromettere il loro benessere intestinale.

Quantità e frequenza consigliata:

  • Per colite in remissione stabile: 80-120g di salmone fresco ben cotto, 1-2 volte a settimana, preferibilmente nei giorni in cui non avete impegni stressanti.
  • Per colite attiva o riacutizzazione: evitare completamente il salmone fino alla stabilizzazione dei sintomi, sostituendolo con pesce bianco più digeribile.
  • Per IBS stabile: 80-100g di salmone selvaggio o biologico, massimo 1 volta a settimana, monitorando attentamente la risposta individuale nelle 24-48 ore successive.
  • Per IBS con disbiosi o SIBO: meglio evitare o limitare a porzioni ridotte (50-70g) ogni 10-14 giorni, valutando sempre la tolleranza personale.

Modalità di preparazione e cottura:

  • Cottura al vapore: il metodo più delicato che mantiene intatti gli omega-3 e le vitamine senza aggiungere grassi che potrebbero appesantire la digestione.
  • Cottura al cartoccio: in forno a bassa temperatura (150-160°C) con verdure ben tollerate come carote, zucchine o finocchi, mantenendo morbidezza e digeribilità.
  • Lessatura delicata: bollire il salmone in acqua aromatizzata con alloro e sedano per 6-8 minuti, ideale per ridurre l’apporto lipidico nei casi di difficoltà digestive.
  • Evitare assolutamente: frittura, grigliatura ad alta temperatura, salmone affumicato o crudo (sushi, sashimi) che possono contenere istamina e sostanze irritanti.

Precauzioni specifiche per la scelta e qualità:

  • Privilegiare sempre salmone selvaggio: salmone dell’Alaska o certificato MSC/ASC per ridurre l’esposizione a contaminanti ambientali, antibiotici e mangimi industriali.
  • Verificare la freschezza: la carne deve essere soda, di colore rosa-arancio vivo, senza odori sgradevoli. Evitate salmone che presenta macchie scure o consistenza molle.
  • Consumo immediato: una volta acquistato, consumate entro 24-48 ore per evitare la formazione di istamina e la degradazione degli omega-3.
  • Attenzione ai prodotti trasformati: evitate salmone affumicato, marinato o con conservanti aggiunti che possono contenere sostanze irritanti per l’intestino sensibile.

Abbinamenti consigliati e precauzioni alimentari:

  • Accompagnate con: riso bianco ben cotto, quinoa, patate dolci al vapore, carote e zucchine bollite, finocchi cotti per le loro proprietà digestive.
  • Condite delicatamente con: olio extravergine d’oliva a crudo, erbe aromatiche fresche come prezzemolo, aneto o basilico, evitando spezie piccanti o acide.
  • Evitate abbinamenti con: latticini, frutta cruda, legumi interi, pomodori, agrumi, aglio e cipolla che possono aumentare la fermentazione intestinale.
  • Attenzione ai FODMAP: se seguite una dieta a basso contenuto di FODMAP, abbinate il salmone solo a verdure e cereali consentiti dalla dieta.

Ricordate che la qualità del salmone fa la differenza: un salmone selvaggio di qualità può essere ben tollerato anche da intestini sensibili, mentre un salmone d’allevamento di scarsa qualità può scatenare sintomi anche in persone senza particolari problemi digestivi.

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Alternative al salmone: Opzioni sicure per il benessere intestinale

Quando il salmone risulta troppo rischioso per il vostro intestino sensibile o durante le fasi acute di colite e IBS, esistono diverse alternative proteiche che possono fornire benefici nutrizionali simili con un profilo di sicurezza superiore. La scelta di sostituti adeguati diventa particolarmente importante per mantenere un apporto di omega-3 e proteine di qualità senza compromettere il processo di guarigione intestinale.

  • Pesce bianco magro: merluzzo, nasello, rana pescatrice rappresentano alternative eccellenti con minor contenuto lipidico e assenza di contaminanti tipici dei pesci grassi. Questi pesci offrono proteine complete facilmente digeribili e possono essere consumati anche durante le fasi acute di infiammazione intestinale.
  • Orata e spigola: pesci di allevamento mediterraneo che forniscono proteine nobili con un contenuto lipidico moderato. Sono particolarmente indicati per chi necessita di una transizione graduale verso pesci più grassi, offrendo un buon compromesso tra sapore e digeribilità.
  • Trota salmonata biologica: se ben tollerata, la trota iridea o salmonata biologica può offrire omega-3 simili al salmone ma con minor rischio di contaminazione grazie alle dimensioni più ridotte e ai controlli dell’allevamento biologico. Ideale per chi vuole i benefici degli omega-3 con maggiore sicurezza.
  • Carne bianca biologica: petto di pollo o tacchino biologici rappresentano fonti proteiche complete con basso potenziale allergenico e facilità digestiva. Possono essere preparate in modi delicati (al vapore, bollite) ideali per l’intestino infiammato.
  • Uova biologiche: fonte di proteine ad alto valore biologico con aminoacidi facilmente assimilabili e un contenuto naturale di omega-3 (specialmente se da galline nutrite con semi di lino). Particolarmente indicate nelle fasi di remissione, preparate alla coque o in camicia.
  • Supplementazione con omega-3 purificati: per chi non tollera il pesce ma ha bisogno degli omega-3, esistono integratori di EPA/DHA da alghe o olio di pesce purificato che offrono i benefici antinfiammatori senza i rischi alimentari. Da assumere sempre sotto supervisione di un professionista qualificato.

FAQ: Le domande più frequenti su salmone e disturbi intestinali

Il salmone d’allevamento è sicuro per chi ha la colite?
Il salmone d’allevamento presenta rischi maggiori rispetto a quello selvaggio a causa della possibile presenza di contaminanti ambientali, antibiotici e mangimi di scarsa qualità. Per chi soffre di colite, è preferibile scegliere salmone selvaggio dell’Alaska o biologico certificato che garantisce standard di qualità più elevati e minor rischio di sostanze pro-infiammatorie.

Quanto tempo dopo aver mangiato salmone possono manifestarsi i sintomi nell’IBS?
I sintomi nell’IBS possono comparire secondo due pattern temporali: reazioni immediate entro 30-120 minuti (tipicamente gonfiore, crampi, alterazioni dell’alvo dovuti al carico lipidico o all’istamina) e reazioni ritardate che si manifestano 6-24 ore dopo il consumo (come infiammazione persistente o peggioramento della sensibilità viscerale). Tenete un diario alimentare preciso per identificare il vostro pattern personale.

Posso mangiare salmone affumicato se ho problemi intestinali?
Il salmone affumicato è sconsigliato per chi soffre di disturbi intestinali per diversi motivi: elevato contenuto di istamina dovuto al processo di affumicatura, presenza di conservanti e nitriti che possono irritare la mucosa intestinale, e formazione di idrocarburi policiclici aromatici (PAH) durante l’affumicatura che sono sostanze potenzialmente infiammatorie. Preferite sempre salmone fresco ben cotto.

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Gianluca Lombardi
Gianluca Lombardi
Il Dr. Gianluca Lombardi, laureato in Scienze Politiche e dottorato in Naturopatia presso l'Université Européenne Jean Monnet di Bruxelles, è un esperto naturopata, iridologo e counselor. Specializzato in Iridologia, Medicina Psicosomatica e Gestalt Counseling, è docente in prestigiose scuole di Naturopatia. Nel 2012 ha fondato il metodo ColiteAddio, un innovativo Programma Intensivo Personalizzato per la risoluzione naturale di problematiche gastrointestinali. Questo Metodo Naturopatico Integrato, unico in Italia, vanta un tasso di successo del 90% nella risoluzione permanente di colite, IBS, SIBO e reflusso. Combinando consigli alimentari personalizzati, integratori specifici e una guida psicosomatica, il Dr. Lombardi offre una soluzione naturale e priva di effetti collaterali, frutto di oltre un decennio di esperienza clinica e ricerca nel campo della salute naturale. Scopri il metodo ColiteAddio e le soluzioni che ho pensato per te. Oppure contattami per scoprire come poter affrontare i tuoi problemi intestinali.

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