Tiroide pigra: sintomi, cause e rimedi naturali

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tiroide pigra

La tiroide è un organo responsabile di molte funzioni vitali del nostro corpo. Ecco perché un suo rallentamento può provocare disturbi di diversa natura. Ma come ci si può accorgere se si ha una tiroide pigra? E cosa fare per risvegliarla?

Prima di illustrare i sintomi, le possibili cause e i rimedi naturali più efficaci in caso di tiroide pigra (o ipotiroidismo), cerchiamo di capire perché questa ghiandola è così importante.

 

Funzioni della tiroide

La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla situata alla base del collo. La sua grandezza è inversamente proporzionale alla sua importanza.
A forma di H, è composta da un lobo destro collegato a uno sinistro attraverso l’istmo tiroideo, un “ponte” poco più lungo di un centimetro.

tiroide pigra

La tiroide è una ghiandola endocrina: prima “crea” gli ormoni – tra cui due di fondamentale importanza come la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4) – poi li rilascia nell’organismo, dove svolgono la funzione di promotori della funzionalità metabolica.

Affinché il processo di sintesi e diffusione di queste sostanze avvenga in modo adeguato, la tiroide necessita di iodio, un elemento presente principalmente nel mare e nei prodotti del mare, come il sale marino integrale, il pesce e i crostacei.

Per funzionare, la tiroide ha bisogno di un ormone chiamato TSH prodotto dall’ipofisi.

Dalla tiroide dipendono:

Quando la tiroide rallenta, gli ormoni tiroidei non vengono più prodotti in quantità adeguate. Ecco perché una tiroide pigra può portare a una limitazione di molte delle funzioni sopra elencate.

I sintomi però non sono sempre riconducibili all’ipotiroidismo, perché si tratta di malesseri generali che il medico potrebbe non attribuire subito a questo disturbo.

 

Quali sono i sintomi dell’ipotiroidismo?

Solo dopo aver eseguito degli esami del sangue si potrà vedere la quantità di TSH presente nell’organismo e capire lo stato effettivo della tiroide.
I sintomi a cui bisogna fare attenzione sono:

– pelle secca
– ritenzione idrica
– aumento di peso
– difficoltà a perdere peso

– capelli secchi e loro caduta
– stipsi
– dolori muscolari
depressione e/o irritabilità
insonnia
– crampi muscolari
emicrania
– sensazione di freddo soprattutto appena svegli
– stanchezza e sonnolenza
– gozzo.

sintomi tiroide pigra

Nelle donne in età fertile se la tiroide è pigra possono comparire anche irregolarità mestruali, mentre negli uomini disfunzione erettile.

 

Cause principali della tiroide pigra

Fra le cause di ipotiroidismo, alcune delle più importanti sono:
carenza di iodio
– tossicità (anche da metalli pesanti come il cadmio)
– infezioni virali, batteriche, micotiche e parassitarie
– terapia con iodio radioattivo
– malfunzionamento dell’ipofisi
– stress
– malattie autoimmuni (tiroidite di Hashimoto)
– alcuni farmaci (ad es. l’amiodarone utilizzato per le aritmie cardiache, il litio per determinati problemi psichiatrici)

 

Quali esami fare per diagnosticare problemi alla tiroide?

La diagnosi di un alterato funzionamento della tiroide può essere confermata da esami del sangue specifici richiesti dal medico curante.

Questi esami servono per valutare se il livello degli ormoni tiroidei e quello dell’ormone TSH prodotto dall’ipofisi sono nei limiti della normalità.

Il TSH non è prodotto dalla tiroide, ma dall’ipofisi per stimolare la tiroide a lavorare di più, cioè a produrre più ormoni (T3 e T4), ma se la tiroide non ha le materie prime necessarie (principalmente iodio e l’aminoacido tirosina) non può ubbidire, cosicchè, il TSH resta in circolo alto.
T3 e T4 bassi e TSH alto sono segni di ipotiroidismo.

Per completare il quadro clinico lo specialista potrebbe inoltre richiedere un’ecografia tiroidea o un agoaspirato.

 

Tiroide pigra: come prevenirla o affrontarla

Il rallentamento della tiroide può essere favorito da diversi fattori. Anche la carenza di alcune sostanze e nutritienti può predisporre a questa condizione.

Una delle sostanze più importanti a questo proposito è lo iodio. Vediamo quindi assieme come assumere iodio e quando è bene integrarlo.

Importanza dello iodio

Il giusto apporto di iodio è fondamentale per il buon funzionamento della tiroide.

Non a caso, infatti, lo stesso Ministero della Salute Italiano ne sottolinea l’importanza e, per evitare carenze, consiglia l’assunzione quotidiana di poco sale ma iodato*.

Per evitare carenze iodiche anche l’alimentazione è importante. Tra gli alimenti più ricchi di iodio che possono essere inseriti nella dieta ci sono: frutti di mare (66 mcg/100 g), uova (26 mcg/100 g), latticini (13 mcd/100g).
Le alghe sono gli alimenti più ricchi di iodio
, ma ancora poco usate nella nostra alimentazione: 100 g di alga kombu, per esempio, contegono circa 170 mg di iodio.

Uno dei primi effetti della carenza di iodio è lo sviluppo del gozzo. L‘ingrossamento della tiroide è infatti una diretta conseguenza dello sforzo fatto dalla ghiandola per produrre quantità adeguate dell‘ormone tiroxina.

*Quanto iodio c’è nel sale iodato?

Davvero il sale iodato ci assicura precise quantità di iodio, sufficienti a soddisfare il fabbisogno giornaliero?

Per arricchire il sale iodato si usa spesso lo ioduro di potassio. Il sale viene in genere confezionato in scatole di cartone e lo ioduro di potassio si perde molto rapidamente.

Di conseguenza non si può mai essere sicuri della quantità di iodio presente nel sale che si acquista. Se per proteggersi dalle carenze di iodio facciamo esclusivo affidamento sul sale iodato, possiamo quindi andare incontro a sgradevoli sorprese.

 

Iodio in gravidanza e nell’infanzia

Carenze di iodio possono essere dannose in qualsiasi fase della vita, ma sono pericolose in particolare durante la gravidanza e l’allattamento e nell’infanzia.

Durante la gestazione, infatti, il corpo ha bisogno di un plus di nutritivi. In questo periodo le richieste di iodio passano a 250 microgrammi al giorno. Stesso discorso vale per il corpo di un bambino nei primi anni di vita, cui servono almeno 90/120 microgrammi.

Carenze iodiche in questi periodi, secondo vari studi, possono esporre allo sviluppo di cretinismo nel nascituro o nel bambino.

Un apporto insufficiente di questa sostanza in ogni fase della vita può inoltre favorire un rallentamento della tiroide. Ecco perché per prevenire la tiroide pigra è bene assumere le giuste quantità di iodio.

La dose giornaliera raccomandata (NRV) per un adulto sano o un adolescente è pari a 150 microgrammi.

Per soddisfare le richieste di iodio, l’alimentazione e il sale iodato possono però non bastare. Questo perché molto spesso pranziamo fuori casa e non possiamo controllare la preparazione e cottura degli alimenti.

Inoltre alcune persone, per esempio gli ipertesi, dovrebbero limitare l’apporto di sale nella dieta.

Per prevenire una carenza di iodio può dunque essere utile il ricorso a integratori specifici.

NRV, dosi massime e minime: facciamo chiarezza

Spetta al Ministero della salute indicare gli NRV (Nutrient Reference Value) e gli apporti massimi di una sostanza ammessi negli integratori. Nel caso dello iodio la dose giornaliera massima ammessa è di 225 microgrammi (mcg).

Le popolazioni di alcuni Paesi del Mondo assumono quantità di iodio che oltrepassano di molto questa soglia. Per esempio, in Occidente consumiamo in media 240 mcg di iodio al giorno, a fronte dei 50.000 mcg assunti in Giappone (Fonte: N. Hathcock, Iodine, in «Vitamin and Mineral Safety 2nd Edition», 2004).

Ricordo, infine, che il 100% NRV (ex RDA) di una sostanza NON indica, come erroneamente pensano in molti, la dose ideale massima da assumere. Si tratta infatti della quantità minima consigliata ogni giorno per prevenire carenze e disturbi.

 

Un secondo alleato contro la tiroide pigra: la tirosina

Un altro sostegno al buon funzionamento della tiroide è la tirosina, un aminoacido non essenziale presente nella soia, nel pesce e nelle mandorle.

La tirosina partecipa alla sintesi (produzione) degli ormoni tiroidei, in particolare della tiroxina.

Quantità insufficienti di tirosina causeranno quindi una ridotta produzione di ormoni tiroidei, e di conseguenza un rallentamento dell’attività della ghiandola.

 

Dieta e tiroide pigra

Una dieta specifica è uno strumento molto utile per contrastare l’ipotiroidismo, una condizione piuttosto diffusa. C’è un modo semplice e casalingo per far emergere la presenza di una tiroide pigra.

dieta tiroide pigra

Bisogna misurare la temperatura del corpo, come si fa per controllare la febbre, tutte le mattine appena svegli, prima di scendere dal letto.
Se la temperatura è fra 36 e 36,3 compresi, vuol dire che è tutto normale, quindi non è necessaria una alimentazione tiroidea.
Se la temperatura del corpo è superiore ai 36,3 si è in presenza di ipertiroidismo. L’alimentazione tiroidea, in questo caso è sconsigliata, bisogna invece depurare fegato, reni e intestino (con enteroclismi per esempio).
Se la temperatura corporea è inferiore a 36, vi è ipotiroidismo.
Nel caso di ipotiroidismo si può arrivare a forme croniche, a causa di una carenza, o addirittura di mancanza, di iodio nell’alimentazione.

Bisogna saper che le concentrazioni alte di TSH sono cancerogene

Prova ne è il fatto che alternativamente viene ricercato anche il CEA insieme ai valori T3 e T4 e TSH: Il CEA è la ricerca dell’Antigene Carcino-Embrionario. Si tratta di un Marker Neoplastico per fare diagnosi per eventuali Neoplasie del tubo Gastro-Enterico.
L’alimentazione tiroidea riporta rapidamente a zero il valore di TSH e normalizza il T3 e T4.
Infine c’è il caso di molte persone a cui la tiroide è stata asportata chirurgicamente. Questi soggetti devono assumere tutti i giorni degli ormoni tiroidei di sintesi (Eutirox è il più noto): senza di questi non si può vivere.
MA COSA SUCCEDE?

1- La prima cosa la si può verificare controllando la temperatura corporea: non raggiunge i 36 gradi.

2- La seconda, con le analisi chimiche: Il TSH è alto, nonostante la somministrazione degli ormoni tiroidei (Eutirox).

Cosa dicono queste due constatazioni?

  1. Che la funzione della tiroide non consiste unicamente nella produzione degli ormoni T3 e T4, tant’è che questi, pur somministrati regolarmente tutti i giorni (Eutirox), non alzano il metabolismo basale o non in maniera soddisfacente.
  2. Che gli ormoni sintetici (Eutirox) non solo non sostituiscono la tiroide per quanto riguarda la temperatura basale, ma “NON INGANNANO” neanche l’ipofisi, che continua a produrre alte quantità (PERICOLOSE) di TSH per indurre la tiroide (che non c’è più) a lavorare.

L’alimentazione tiroidea, aggiunta agli ormoni di sintesi (Eutirox) fa registrare la normalizzazione della temperatura corporea e l’azzeramento del TSH. Gli ormoni T3 e T4 sono risultati alti alle analisi. Cosicchè si può diminuire (dietro controllo e consiglio medico) il farmaco Eutirox e pian piano tutto funziona meglio con la sola alimentazione tiroidea.
Evidentemente ci sono nella tiroide, quindi anche in quella essiccata, oltre ai noti ormoni ed altri, delle sostanze nutritive che completano l’azione degli ormoni.

Ogni individuo, tuttavia, è un mondo a parte, come suol dirsi, e l’eccezione ci sarà sempre. Ci possono essere altri squilibri che non permettono il raggiungimento ed il mantenimento di una corretta temperatura corporea, ma l’esperienza fin qui raggiunta ci porta ad affermare che l’alimentazione tiroidea può sostituire la mancanza della ghiandola tiroidea, mantenendo equilibrati T3, T4, TSH e temperatura corporea.

In caso di ipotiroidismo tra i cibi utili consiglio:
spinaci, asparagi, alghe, semi di girasole, cereali integrali, banane, noci brasiliane, frutta secca e frutti di mare.

Al contrario, tra i cibi da evitare vi ricordo cavoletti di Bruxelles, rape, cavoli, fagioli, salumi, latticini e latte, arachidi e, in maniera moderata la soia*.

 

Tiroide, ipotiroidismo ed Eutirox: ma la soia si può mangiare?

E’ uno dei temi più dibattuti quando si parla del rapporto tra alimentazione, tiroide, ipotiroidismo e assunzione di Eutirox: la soia si può mangiare? Chiariamoci le idee.

Vegetariani e vegani, nonché “semplici” onnivori, portano sempre più abitualmente in tavola la soia nelle sue diverse forme (tofu, “hamburger”, tempeh, “latte”, fagiolo di soia tal quale, edamame ecc.).

Tra di loro ci sono anche molte donne prossime alla menopausa o che l’hanno superata, che sanno che gli isoflavoni – i fitoestrogeni che la soia contiene – sono particolarmente benefici in questa fase della vita: contrastano vampate, irritabilità, insonnia e molti altri disturbi che possono comparire quando la produzione di ormoni femminili comincia a calare, osteoporosi compresa.

Ma il consumo di soia è indicato quando si abbiano disturbi della tiroide? Approfondiamo, con il conforto delle evidenze scientifiche.

Consumo di soia e funzionalità tiroidea

Circolano in effetti molte voci, soprattutto in internet, sui supposti effetti negativi della soia sull’attività della ghiandola tiroide, che spesso proprio dopo la menopausa inizia a ridurre la sua funzionalità, fino anche a quadri di ipotiroidismo conclamato, una condizione che interessa addirittura il 15% delle donne in età non più fertile.

La convinzione che il consumo di soia danneggi la tiroide è piuttosto diffusa anche tra medici, nutrizionisti, naturopati e altri professionisti sanitari e del benessere.

La domanda è quindi legittima: i prodotti a base di soia sono nocivi per la tiroide? E’ vero che la soia è in grado di inibire la funzionalità di questa ghiandola? La soia può essere consumata da chi soffre di ipotiroidismo o invece è controindicata?

Ebbene, a oggi non ci sono evidenze che facciano ritenere che la soia interferisca con la funzionalità tiroidea: nell’ambito di una dieta impostata sulla sana alternanza di tutti gli alimenti, il consumo di soia è sicuro, soprattutto in chi abbia una tiroide che funziona normalmente.

Di particolare interesse a questo proposito si è rivelata una revisione sistematica degli studi disponibili sull’argomento pubblicata nel 2019, che ha messo in luce che mangiare soia non ha effetti sugli ormoni tiroidei (T3 e T4, ovvero triiodotironina e tiroxina) e può al massimo provocare un innalzamento molto modesto dei livelli di TSH, l’ormone tireostimolante prodotto dall’ipofisi, dal significato clinico – se mai un significato clinico ci sia – ancora da approfondire.

Soia e ipotiroidismo

Persino chi ha una funzionalità tiroidea rallentata può consumare soia, facendo però attenzione che la dieta non sia carente di iodio (il minerale essenziale per il buon funzionamento della tiroide, che in effetti non è sempre sufficientemente presente nella dieta occidentale), perché in questi casi la soia può sì aumentare il rischio di sviluppare ipotiroidismo.

Risulta allora di particolare importanza assicurarsi che l’introito di iodio con l’alimentazione sia adeguato.

Al di là dell’utilizzo del sale iodato, una valida soluzione è copiare dai giapponesi: nel paese del Sol Levante è consuetudine accompagnare i piatti a base di soia con alghe, che sono tra i cibi a più alto contenuto di iodio.

Soia, tiroidite di Hashimoto ed Eutirox

E le persone che soffrono di tiroidite autoimmune di Hashimoto possono mangiare soia? Se la funzione della tiroide è normale (eutiroidismo) – ovvero non è necessaria la terapia ormonale sostitutiva – .

Mentre i pazienti affetti dal morbo di Hashimoto che assumono farmaci per l’ipotiroidismo come la levotiroxina sodica (in vendita con i nomi commerciali di Eutirox, Tirosint, Tiche, Syntroxine) devono porre in atto qualche cautela: la soia infatti può interferire con l’assorbimento di tali medicinali e renderli di conseguenza meno efficaci.

Una possibile soluzione per godere degli effetti benefici della soia senza correre il rischio di ridurre l’efficacia di Eutirox è mangiarla a distanza di almeno quattro ore dalla levotiroxina: considerato che questo farmaco si prende in genere prima di colazione, già a pranzo sarà possibile consumare serenamente tofu, tempeh, edamame & C.

Non si creda tuttavia che questo sia un problema solo della soia: altri alimenti e sostanze possono interagire negativamente con la capacità dell’organismo di assorbire i farmaci per la tiroide, tra cui innanzitutto i cibi ricchi di fibra – come cereali integrali, legumi in genere, frutta e verdura (tutti alimenti sanissimi e pieni di pregi salutistici, compresa la capacità di ridurre il rischio di cancro: vogliamo forse rinunciare anche a loro?) -, il caffè, gli integratori di calcio e di ferro, nonché i medicinali antiacidi a base di alluminio e magnesio utilizzati nella malattia da reflusso gastroesofageo e nella gastrite, come il Maalox.