Sindrome premestruale e rimedi naturopatici

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La sindrome premestruale interessa il 70% delle donne in età fertile e si manifesta nelle due settimane antecedenti il ciclo mestruale attraverso malesseri fisici e psicoemotivi.

Si stima che sette donne su dieci soffrano di sindrome premestruale e in una percentuale variabile dal 20 al 50% i disturbi sono tali da gravare sulla qualità della vita e compromettere le normali attività quotidiane.

La sua natura è multifattoriale: i sintomi che si manifestano sono di tipo comportamentale, affettivo, metabolico, neurovegetativo e numerosi sono i rimedi adottati dalla Naturopatia.

Il mio metodo denominato Naturopatia Psicosomatica Integrata (NPI) non prevede un approccio al disturbo/malattia di tipo sintomatologico come la medicina convenzionale, ma causalistico, in quanto ricerco nei disturbi manifestati il motivo profondo di tale disagio, che può interessare non solo il piano fisico ma anche il piano psichico ed emozionale della donna.

Attraverso l’individuazione della diatesi di appartenenza della donna, cosa che evinco con esattezza dall’analisi iridologica, posso sviluppare un programma terapeutico personalizzato ad hoc.
Ci sono quattro diatesi più una (di disadattamento) e ad ogni diatesi è associato il quantum energetico del soggetto in questione più le sue tendenze organico-patologiche e comportamentali.

In questo caso la cosa interessante è che ad ogni diatesi sono correlati i principali sintomi accusati durante la sindrome premestruale ed i rimedi naturopatici specifici per migliorare tutto il quadro clinico e psicosomatico.

Quindi, nelle due settimane antecedenti il ciclo, la donna appartenente alla prima diatesi (ipertrofica) manifesterà un bisogno eccessivo di carboidrati, cefalea, affaticamento, lipotimia e palpitazioni.

La donna appartenente alla seconda diatesi (iportrofica) manifesterà ansietà, irritabilità e instabilità emotiva.

La donna appartenente alla terza diatesi (parzialmente atrofica) presenterà depressione.

La donna di quarta diatesi (atrofica) accuserà iperidratazione, aumento di peso, gonfiore e sofferenza addominale.

 

Il ciclo ovarico

Il ciclo ovarico si ripete periodicamente nella donna in media ogni 28 giorni e si divide in tre fasi: follicolare, luteinica e mestruale.
Durante la fase follicolare, tra i follicoli che hanno iniziato il processo maturativo uno solo raggiunge lo stadio finale (follicolo di Graaf). Questo unico follicolo, sporgendo alla superficie dell’ovaio, scoppia e permette la fuoriuscita e la caduta dell’ovocita nelle salpingi per proseguire il suo cammino verso l’utero.
Segue la fase luteinica, dove il follicolo svuotato viene colonizzato da cellule luteiniche e si viene a creare una nuova struttura endocrina temporanea (per 10-12 giorni), il corpo luteo, che in caso di mancata fecondazione regredisce formando una cicatrice connettivale, detta corpus albicans.

Il ciclo mestruale e gli ormoni femminili

La mucosa dell’utero (endometrio) va incontro a modificazioni cicliche che comportano la caduta e l’espulsione di tutta la mucosa (mestruazione) e la sua rigenerazione per il ciclo riproduttivo successivo. Il ciclo mestruale dura in media 28 giorni e la sua regolarità dipende fondamentalmente dalla equilibrata regolazione di quattro ormoni: gli estrogeni, il progesterone, l’ormone follicolo stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH).
I primi due sono prodotti nelle ovaie, gli altri dalla adenoipofisi. Durante la fase follicolare (il cui inizio corrisponde al 1° giorno del ciclo mestruale), l’adenoipofisi secerne l’ormone follicolo stimolante (FSH) al fine di stimolare la crescita e la maturazione dei follicoli nelle ovaie. I follicoli producono a loro volta estrogeni il cui compito è quello di indurre la rigenerazione e la proliferazione dell’endometrio.
Successivamente, durante la fase luteinica, l’ipofisi produce l’ormone luteinizzante (LH) e riduce l’ormone FSH provocando il distacco dell’ovulo maturo (ovulazione), mentre gli altri follicoli degenerano e il livello degli estrogeni diminuisce. A questo punto inizia la formazione del corpo luteo intorno all’ovulo “prescelto” che in risposta alla continua stimolazione da parte dell’ LH, secerne progesterone. Se l’ovulo non viene fecondato, si verifica una rapida e netta diminuzione dei livelli di estrogeno e progesterone e il corpo luteo degenera in circa 7 giorni e viene espulso attraverso l’ultima fase mestruale.
Qualsivoglia squilibrio nella quantità /proporzione dei vari ormoni può provocare alcuni disturbi tra i quali la sindrome premestruale. Il quadro sintomatologico della SPM si manifesta in genere con variazione del peso corporeo (da 2 fino a 5 kg), senso di gonfiore generalizzato, ritenzione idrica, tensione mammaria, cefalea, alterazioni del comportamento alimentare, emotività, irritabilità, stanchezza, nausea, difficoltà di concentrazione, depressione, stitichezza e acne.

 

Naturopatia e SPM

Accanto a strategie ad ampio raggio, che includono specifiche attenzioni alimentari, è possibile contemplare rimedi fitoterapici mirati, in base alla propria diatesi d’appartenenza,che aiutano a contrastare la sindrome premestruale e a recuperare il benessere anche in momenti che per tante donne possono essere realmente critici.

Fitoterapia per la sindrome premestruale

Tra gli integratori più adatti per la sindrome premestruale prevalgono quelli a base di erbe e principi attivi che agiscono ripristinando l’equilibrio ormonale della donna e attenuando l’infiammazione spesso presente, rivelandosi utili anche in altre condizioni di salute tipicamente femminili, come la dismenorrea.

Agnocasto
I frutti di questa pianta officinale contengono flavonoidi (vitexina e casticina) e glucosidi (agnuside) attivi sull’ipofisi, la ghiandola che sovrintende gran parte della funzionalità endocrina complessiva dell’organismo. Gli effetti dell’agnocasto sul controllo della sindrome premestruale riguardano la regolazione della secrezione di prolattina e dell’iperproduzione di estrogeni, ormoni coinvolti in diversi sintomi legati al ciclo mestruale, tra cui pancia gonfia, tensione al seno e irritabilità.

agnocasto

La formulazione di agnocasto più efficace è rappresentata dalle capsule contenenti l’estratto secco titolato dei frutti, da prendere al dosaggio di 80-100 milligrammi suddivisi in due somministrazioni giornaliere, per alcuni mesi.

L’impiego dell’agnocasto è controindicato se si assume la pillola anticoncezionale o in caso di altre terapie a base di estrogeni o progesterone, con cui potrebbe interferire.

Soia
Nella soia sono presenti sostanze chiamate isoflavoni (genisteina, daidzeina, gliciteina) che si legano ai recettori degli estrogeni, modulando l’attività ormonale. In situazioni come quelle di cui stiamo parlando, gli isoflavoni si comportano da antagonisti degli ormoni sessuali femminili e concorrono così ad alleviare i fastidi tipici della sindrome premestruale.

Uno studio clinico apparso sul British Journal of Nutrition ha documentato che l’apporto di circa 70 milligrammi al giorno di isoflavoni della soia è benefico per le donne con sindrome premestruale, perché riduce mal di testa, tensione mammaria, gonfiore e crampi.

Consumare più spesso tofu, tempeh ed altri prodotti a base di soia, come fanno in Oriente, offre già un buon supporto. Per risultati più profondi consiglio di acquistare compresse di estratto secco di semi di soia, titolato e standardizzato in isoflavoni. La posologia suggerita normalmente è di una tavoletta una o due volte al giorno.

Borragine ed enotera
Sia i semi di borragine (Borago officinalis) che quelli di enotera (Oenothera biennis) sono ricchi di un olio ad alto contenuto di acido gamma-linolenico (GLA), un lipide dotato di spiccate proprietà antiflogistiche. Il ricorso a una di queste piante concorre a ridurre soprattutto gli spasmi addominali e il dolore pelvico legati all’infiammazione, che possono precedere e accompagnare l’arrivo del flusso mestruale.

Olio di borragine e olio di enotera sono commercializzati in genere sotto forma di perle, che dovrebbero essere assunte come minimo a partire da una decina di giorni prima del ciclo, ma risultati migliori si ottengono nell’uso continuo, almeno per due mesi. Il dosaggio di norma consigliato è di 500 milligrammi due volte al giorno.

Borragine ed enotera sono fitoterapici di solito sicuri e privi di effetti collaterali degni di nota, ma non devono essere utilizzati in concomitanza con trattamenti a base di anticoagulanti, perché potrebbero amplificarne gli effetti.

Gemmoderivato di lampone
Il macerato glicerico di lampone (Rubus idaeus) è ricavato dalle gemme della pianta e aiuta a riequilibrare l’assetto ormonale femminile agendo sull’asse ipofisi-ovaie.

La posologia standard del gemmoderivato di lampone è di 50 gocce diluite in poca acqua da sorseggiare un paio di volte al giorno, lontano dai pasti e preferibilmente trattenendo il liquido in bocca un minuto prima di deglutire.

Angelica
L’angelica (Angelica archangelica) è una pianta della famiglia delle Ombrellifere. Ha un‘azione antispasmodica, calmante, carminativa, digestiva, tonica, espettorante e antinfiammatoria. Per queste sue proprietà, i suoi estratti trovano impiego per calmare i dolori mestruali e il mal di testa.

L’angelica è sempre controindicata in caso di gravidanza e allattamento. Si sconsiglia anche l’assunzione quando ci si espone alla luce solare perchè contengono furanocumarine, delle sostanze fototossiche.

Cimicifuga
La radice della cimicifuga contiene glicosidi triterpenici, alcaloidi, acidi grassi, acido salicilico, tannini, cimicifugina, flavonoidi e oligoelementi che conferiscono alla pianta proprietà antinfiammatoria e riequlibrante del sistema ormonale femminile.

I fitoestrogeni della cimicifuga infatti sono in grado di legarsi ai recettori per la serotonina posti nell’ipotalamo, svolgendo così un’azione simile a quella di questo neurotrasmettitore utile nel trattamento della sindrome menopausale, sindrome premestruale, dismenorrea (mestruazioni dolorose) e oligomenorrea (mestruazioni scarse).

La cimicifuga si trova in estratto secco titolato al 2 -5% in triterpeni e la dose consigliata è di 40 mg al giorno. La tisana e la tintura madre – invece – non offrono garanzie sulla costanza dei principi attivi.

La pianta è controindicata in gravidanza perché può aumentare la contrazione della muscolatura liscia uterina, e durante l’allattamento.