Primavera, la stagione ideale per depurare il fegato

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fegato e depurazione

La primavera è la stagione ideale per fare un importante lavoro di disintossicazione sul fegato, organo deputato a importantissime funzioni fisiologiche.
Dalla saggezza e antica conoscenza della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è possibile fare una correlazione e una risonanza tra costituzione della persona, organi e apparati, stagione, emozione predominante ed altro ancora. Questo ci permette una conoscenza molto profonda di come funzioniamo.

Attraverso l’utilizzo di integratori naturali specifici è possibile proteggere la salute del fegato, prevenendo e migliorando anche il trattamento e il decorso di malattie come steatosi epatica e  forme di epatite.

Dal fegato dipendono processi fondamentali per la vita, quali il metabolismo dei nutrienti, la digestione dei grassi e la disintossicazione dell’organismo, grazie al filtraggio e alla neutralizzazione di sostanze nocive, agenti inquinanti e altre molecole potenzialmente pericolose.

Utilizzando rimedi naturali mirati è possibile trarre vantaggi e benefici non solo per manifestazioni frequenti quali stanchezza cronica, sonnolenza post-prandiale, cattiva digestione, mal di testa , alito cattivo e stitichezza, ma anche in presenza di patologie come la steatosi epatica o fegato grasso, o le epatiti in genere.

FITOTERAPIA PER LA DEPURAZIONE DEL FEGATO

Nel novero dei rimedi fitoterapici più validi per disintossicare e favorire la salute del fegato compaiono in primo luogo alcune erbe benefiche.

Cardo mariano
La silimarina, il principio attivo racchiuso nei frutti del cardo mariano (Silybum marianum),
è tra i più efficaci per migliorare la funzionalità epatica: favorisce la detossificazione dell’organismo, facilita la rigenerazione delle cellule del fegato, contribuisce a schermare quest’organo dagli effetti nocivi dei farmaci, dai danni provocati dal fumo e da altre sostanze pericolose.
L’utilizzo del cardo mariano offre un buon supporto sia in prevenzione sia per contrastare malattie già in atto, come l’epatite e la steatosi epatica.

cardo mariano

Approfondiamo le circostanze in cui questo fitoterapico può essere utile, la posologia efficace e le controindicazioni.

Il cardo mariano è una pianta erbacea diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, e considerata dall’erboristeria e dalla fitoterapia tra le più efficaci per promuovere il benessere del fegato.

Le proprietà epatoprotettrici ed epatoriparatrici del cardo mariano si devono oltre alla silimarina anche da una particolare categoria di flavonoidi, i flavolignani (soprattutto silibina, silicristina e silidianina). Questi componenti facilitano uno dei principali compiti del fegato (la detossificazione dell’organismo, operata innanzitutto da un gruppo di enzimi chiamato citocromo P450), difendono quest’organo dall’aggressione di alcol, farmaci, fumo e altre sostanze dannose e agevolano la rigenerazione degli epatociti (le cellule epatiche).

Le qualità epatoprotettive del cardo mariano sono così rilevanti che l’infusione per via endovenosa di silibina ha mostrato di contribuire persino a contrastare le conseguenze dell’ingestione del velenosissimo fungo Amanita phalloides, potenzialmente fatali.

Le conferme scientifiche che confermano i benefici del cardo mariano sulla salute del fegato sono numerose. Un recente studio sugli effetti di Silybum marianum sul decorso dell’epatite cronica di tipo C ha dimostrato che la somministrazione di silimarina al dosaggio di 650 milligrammi al giorno per 24 settimane riduce l’infiammazione del fegato e abbassa i livelli delle transaminasi, con significativi miglioramenti della qualità della vita di chi soffre di questa malattia.

Un’altra ricerca ha documentato come il cardo mariano sia efficace nell’abbassare i valori del sangue, indicatori di steatosi epatica o “fegato grasso“. Questa condizione, spesso associata a sovrappeso e obesità, è caratterizzata dall’accumulo di grasso negli epatociti. Non gestita, la steatosi epatica può seguire il decorso delle epatiti più pericolose e complicarsi nella cirrosi, ossia la degenerazione irreversibile del fegato, con l’aggravante di favorire lo sviluppo di patologie cardiache, persino nei bambini.

Per quanto riguarda l’assunzione del cardo mariano suggerisco le capsule da 400-500 milligrammi di estratto secco titolato, da assumere 2-3 volte al giorno.

Non ci sono controindicazioni particolari, ma una lieve attenzione è da riservare all’utilizzo cardo mariano nei soggetti che soffrono di ipertensione, in quanto la tiramina risulta una sostanza in grado di innalzare i valori della pressione sanguigna.

Carciofo
Il carciofo (Cynara scolymus) grazie in particolare alla cinarina, contiene micronutrienti e principi attivi utilissimi in caso di fegato grasso e in tutte le circostanze in cui sia necessario ricorrere a un buon depurativo epatico. L’acido clorogenico e alcuni flavonoidi contenuti nelle foglie del carciofo favoriscono infatti la mobilizzazione dei grassi, promuovono l’escrezione della bile da parte del fegato e riducono il colesterolo in eccesso.

carciofo

Le foglie di carciofo sono davvero miracolose dal punto di vista di stimolazione della diuresi ed eliminazione delle tossine. Il sapore è molto amaro, ma il beneficio è assicurato: la pancia si sgonfia, si eliminano liquidi in eccesso, si riattiva la circolazione.
È anche una fonte preziosa di potassio e sali di ferro e la presenza di acido colorogenico lo rende un fantastico antiossidante.

Curcuma
La radice di Curcuma longa grazie alla curcumina ed altri curcuminoidi produce effetti antinfiammatori, immunostimolanti e antiossidanti, che ricadono anche sulla salute del fegato.
Un recente studio apparso su PLOS ONE ha documentato potenzialità interessanti della curcumina per il trattamento della steatosi epatica e per controllare le difficoltà digestive legate al fegato.

Tarassaco o Dente di leone
La radice di tarassaco (Taraxacum officinale) possiede proprietà depurative e antinfiammatorie, stimola la funzionalità biliare, epatica e renale, cioè attiva gli organi emuntori (fegato reni pelle) adibiti alla trasformazione delle tossine, nella forma più adatta alla loro eliminazione (feci, urina, sudore).
Contiene alcoli triterpenici (tarasserolo), steroli, vitamine (A,B,C,D), inulina e sali minerali che conferiscono alla pianta proprietà amaro-toniche e digestive.

Queste sostanze hanno anche proprietà purificanti, antinfiammatorie e disintossicanti nei confronti del fegato,  favorendo l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici).

Colina
Chiamata anche vitamina B7, la colina è una sostanza che agevola il flusso biliare, favorisce lo svuotamento della cistifellea e solubilizza i grassi, evitandone l’accumulo nel fegato.

Le piante epatoprotettrici possono anche essere tra loro associate e assunte sinergicamente, ottenendo così benefici ancora maggiori.


COLESTEROLO ALTO, I RIMEDI DELLA NATURA
In genere una ipercolesterolemia è associata ad un fegato in sovraccarico che necessita di essere aiutato attraverso un’alimentazione più sana ed una disintossicazione.

L’80% circa della quantità di colesterolo che circola nel nostro corpo viene prodotto dal fegato, solo  il 20-25% deriva direttamente dagli alimenti.
Quando nel sangue circola in abbondanza il colesterolo tende a depositarsi sulla superficie interna delle arterie (endotelio) e a formare pericolosi depositi, i quali indurendosi rendono meno elastiche le pareti dei vasi sanguigni e ne restringono il calibro, alterando l’irrorazione sanguigna al cervello e al cuore.

Cause
L’ipercolesterolemia dipende principalmente dall’alimentazione: l’assunzione di cibi ricchi di acidi grassi saturi ed idrogenati contribuisce in maniera decisiva ad aumentare la colesterolemia.
Gli alimenti maggiormente indiziati sono quelli ricchi di grassi saturi (carne, formaggi, latte, burro, insaccati, salumi) e, ancor di più, i cosiddetti “trans“. Riconoscibili dalle etichette con la dicitura “grassi vegetali  idrogenati“, riducono la produzione del colesterolo “buono” HDL, e incrementano i livelli del “cattivo” LDL.

Esistono però anche altri fattori importanti che possono influire sui livelli di colesterolo, come:

  • la componente genetica (malattia ereditaria dovuta all’alterazione di un gene localizzato sul cromosoma 19)
  • malattie pre-esistenti (diabete, ipotiroidismo, malattie renali e del fegato);
  • scarsa attività fisica.

 

In IRIDOLOGIA è possibile attraverso l’osservazione accurata di iride e sclera, poter rilevare la tendenza costituzionale a disfunzioni epatiche che possono portare ad eventuali accumuli di colesterolo.

iridologia e fegato
Inoltre è possibile mettere in evidenza il livello di intossicazione epatica, attraverso una pigmentazione dello stroma irideo tendente al color marrone. Questo in naturopatia è uno strumento efficacissimo per poter in seguito metter in pratica repertori mirati di depurazione attraverso l’uso di fitogemmoterapici.


Quale alimentazione seguire

I grassi rimangono importanti poiché stimolano la colecisti a rilasciare la bile prodotta dal fegato. La differenza la fa la qualità, preferendo i cibi ricchi di acidi grassi essenziali, fra cui: pesce, oli vegetali spremuti a freddo, frutta secca e semi vegetali.

E’ altrettanto importante l’introduzione di cibi ricchi di vitamine antiossidanti: vitamina A, vitamina C e vitamina E. Gli alimenti anticolesterolo per eccellenza sono: limoni, mandorle, cereali integrali, legumi, frutta e verdura di stagione, oltre al già sopracitato pesce e agli oli vegetali, tra cui l’olio di girasole e l’oilo extra vergine di oliva.

Discorso a parte per l’uovo: da sempre demonizzato (inutilmente) per il suo contenuto in colesterolo, in realtà è un alimento perfettamente armonico e bilanciato in quanto il tuorlo contiene la colesterina e l’albume contiene la vidina, una sostanza antagonista alla colesterina, con l’unica raccomandazione che venga mangiato intero.

Rimedi fitoterapici

Per curare l’ipercolesterolemia si utilizzano erbe e piante officinali in grado di sciogliere le molecole del grasso depositato, fluidificare il sangue, favorire la produzione di bile e agevolare la sua eliminazione, attraverso gli organi emuntori, fegato e reni.

  • Riso rosso fermentato: prende il nome dalla caratteristica colorazione, dovuta alla fermentazione del comune riso da cucina (Oryza sativa), ad opera di un particolare lievito, chiamato Monascus purpureus o lievito rosso. Questo rimedio rappresenta un componente tradizionale della medicina tradizionale cinese, ma oggi comunemente impiegato in occidente, proprio per le preziose virtù ipocolesterolemizzanti;
  • Aglio:  è un antiaggregante piastrinico naturale. La sua assunzione migliora l’equilibrio HDL/LDL e riduce i trigliceridi. Utilizzato sotto forma di estratto secco standardizzato, o in perle, è un rimedio assai utilizzato nei casi di ipercolesterolemia, ipertensione, prevenzione dell’arteriosclerosi;
  • Fitosteroli: o steroli vegetali, sono composti simili al colesterolo e perciò utili a competere contro il suo assorbimento da parte dell’intestino. La riduzione dell’assorbimento del colesterolo intestinale (sia di origine alimentare che biliare) che si ottiene con l’uso dei fitosteroli si traduce in una diminuzione della colesterolemia totale ed LDL del 9-10%

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FEGATO GRASSO, PATOLOGIA SEMPRE PIU’ FREQUENTE

L’incidenza della steatosi epatica è in aumento, anche a causa della diffusione di patologie strettamente connesse come obesità, diabete e sindrome metabolica.
Stime epidemiologiche recenti segnalano che di fegato grasso soffre una quota della popolazione occidentale compresa addirittura tra il 20 e il 30%. Questa epatopatia non risparmia nemmeno i bambini, nei quali è spesso associata a segnali precoci di aumentato rischio cardiovascolare.

Uno stile di vita ad hoc
Un’alimentazione sana ed equilibrata è la prima forma di protezione dal fegato grasso: in primis bisogna ridurre drasticamente i grassi idrogenati e quelli saturi, lo zucchero e i dolci, l’alcol, i cibi spazzatura.
La pratica regolare di un’attività fisica è imprescindibile ai fini di una corretta prevenzione di questo e di altri disturbi metabolici.

Un supporto tra i più validi in ambito non farmacologico contro la steatosi epatica è offerto dalla vitamina E, la cui utilità viene riconosciuta anche dalla medicina convenzionale. La vitamina E ostacola lo stress ossidativo, che è tra i principali responsabili dell’aggravamento del fegato grasso.
Da una metanalisi sui benefici della vitamina E nella steatosi epatica non alcolica emerge che l’assunzione di questo micronutriente contrasta l’infiammazione, diminuisce la gravità del danno al fegato, rallenta la progressione della malattia e aumenta le probabilità di guarigione.
I dati esaminati da questo lavoro attestano inoltre che la somministrazione di vitamina E comporta l’abbassamento di parametri indicativi di sofferenza epatica, quali AST (aspartato transaminasi), ALT (alanina aminotransferasi) e ALP (fosfatasi alcalina).
Si tratta indubbiamente di esiti di grande rilevanza, che confermano che la vitamina E è in grado di combattere una delle malattie del fegato più diffuse nei paesi industrializzati, sia negli adulti che nei bambini, a dosaggi uguali o di poco superiori a quelli normalmente impiegati nell’integrazione alimentare (tra 400 e 800 UI al giorno).

Per rinforzare gli effetti della vitamina E contro la steatosi epatica consiglio di aggiungere in sinergia fitoterapici benefici per il fegato, come il carciofo e il cardo mariano.